La composizione degli stucchi a Genova
tra Cinquecento e Novecento
Roberto Ricci, Rita Vecchiattini
Una "calce dal colore bianchissimo"
Come risulta evidente dalle analisi
dei micro-campioni di malta, il legante utilizzato per la realizzazione
di decorazioni plastiche in esterno è costituito principalmente
dalla calce aerea e, in particolare, a Genova dalla calce magnesiaca. Fino
alla fine del XIX secolo, infatti, l'unico legante impiegato in città
è stato la calce aerea magnesiaca prodotta nella vicina Sestri Ponente,
dove sono ancora oggi situate alcune delle grandi fornaci preindustriali
che sfruttavano gli imponenti banchi di dolomia e calcare dolomitico triassico
del Monte Gazzo. Tale località insieme al paese di Cogoleto è
l'unica, nella provincia, dove tali rocce magnesiache si trovano esposte
a cielo aperto e poco distanti dal mare, requisiti essenziali in relazione
alla produzione e al commercio del prodotto. La facilità di reperimento
della materia prima ha, per molto tempo, fatto ritenere che questa fosse
l'unica ragione del massiccio utilizzo di calce magnesiaca in città,
così come commenta Salvatore Levi (11) nel 1932. In realtà
la dimostrazione che la scelta delle dolomie, come materia prima, non fosse
casuale è data dalla completa assenza di sfruttamento, fino al XIX
secolo, dei calcari puri, silicei e debolmente marnosi pure presenti lungo
la costa. G. Signorile (12) , incaricato a metà dell'Ottocento di
studiare le calci della Liguria al fine di incrementarne lo sfruttamento,
riportò alcuni dei risultati particolarmente interessanti in relazione
alla produzione della regione: "Nella Liguria si preparano le calci colla
cottura di due qualità di pietre calcaree, le prime magnesiache,
le seconde marnose.
Le pietre calcaree magnesiache sono
le"dolomitich", formate da un carbonato doppio di calce e magnesia, entro
il cui tessuto trovasi ordinariamente disseminata una piccola dose di argilla.".
Egli sottolinea in particolare un tipo di calce, particolarmente utilizzata
in architettura: "Havvi però una qualità di calce magnesiaca,
la quale non contiene neppure un centesimo di argilla, e questa a mala
pena giunge a fare una debolissima presa dopo venti giorni, ed anche dopo
un mese di immersione. Essa distinguendosi agevolmente dalle altre pel
suo colore bianchissimo, mentre le altre contenendo una certa dose di argilla,
sempre ferrugginosa, comunica alla calce un leggiero colore verdognolo,
e talvolta anche rossiccio. [...]." (13) . L'utilizzo di tale calce è
avvenuto in manufatti di qualsiasi genere posti in interno così
come in esterno, ma nel caso delle decorazioni plastiche di facciata, spesso
realizzate senza alcuna protezione soprastante, gli impasti realizzati
dimostrano una resistenza non comune al degrado di tipo fisico, chimico
e meccanico. Esiste ovviamente un diffuso fenomeno di erosione, dovuto
all'azione degli agenti atmosferici, ma, quando le acque continuano ad
essere regolate secondo i metodi tradizionali, si hanno degradi nettamente
inferiori rispetto a quelli osservabili su altri rivestimenti ad intonaco.
Esistono stucchi esterni che hanno ancora superfici lucide dopo più
di quattro secoli, ed i danni maggiori li hanno subiti negli ultimi cinquant'anni.
Da ciò si deduce che la scelta
di realizzare stucchi a marmorino non è solo la risposta ad un problema
estetico, ma assume anche un altro significato o meglio una precisa funzione
tecnologica. La superficie molto liscia di un buon marmorino, ottenuta
con una malta grassa, aggregato fine e finitura ben levigata, determina,
infatti, un maggiore scorrimento dell'acqua piovana sulla superficie, contribuendo
a inibire il ristagno dell'acqua proprio sugli elementi modanati che, per
forma e aggetto, tenderebbero a favorirlo. Ed è il connubio tra
un innegabile valore estetico-artistico, un'elevata resistenza all'azione
dell'acqua piovana e una buona diffusione al vapore ad annoverare il marmorino
tra le finiture più durature e diffuse, non solo a Genova e soprattutto
non solo nell'ambito degli stucchi. Ciò che caratterizza gli stucchi
genovesi è l'esteso utilizzo della calce magnesiaca, in tutti gli
strati tecnici. Tale legante, dapprima ritenuto ottimo soprattutto in ambiente
marino, è stato poi considerato anche molto scadente in relazione
alla qualità.
Gli studiosi dell'argomento iniziarono
ad individuare come dannosa la presenza di Magnesio nelle malte fin dai
primi del Novecento: emblematico, in tal senso, è il lavoro di Gino
Gallo (14) eseguito presso il Laboratorio di chimica applicata ai
materiali da costruzione della Regia Scuola ingegneri e pubblicato nel
1908. Secondo lo Studioso "la presenza della magnesia nella calce [...]
riesce in particolar modo dannosa perché si spegne molto lentamente,
e riduce molto la quantità di grassello che una buona calce grassa
può dare collo spegnimento; è per questo che si prescrive
ordinariamente che una calce grassa, per essere impiegata con profitto,
non debba contenere più del 5% di magnesia" (15) . Gallo indica,
come fondamentale, per le conseguenze che se ne possono dedurre relativamente
all'utilizzo nelle costruzioni, "la grande differenza di solubilità
propria dell'ossido di calcio e dell'ossido di magnesio [...] Mentre la
calce è solubile in proporzione di gr 1,27 per litro d'acqua a 16°
circa, la magnesia invece non è solubile che in rapporto di 1 per
50 mila litri di acqua. Ed ancora "la piccolissima solubilità della
magnesia, fa sì che sia minima la quantità di essa che può
disciogliersi nella massa d'acqua presente, e d'altra parte è lontanissimo
l'assorbimento dell'anidride carbonica, da parte della soluzione stessa.
Quindi una calce magra per magnesia, fa presa più lentamente, e
si disgrega più facilmente perché non avviene una rapida
trasformazione di questa in carbonato, e le varie parti restano disgregate
per la interposizione di particelle inattive di magnesia [...]"
Già nel 1912 Bertelli (16)
constata che "per molto tempo si è avuta la convinzione che i calcari
dolomitici fossero inadatti alla preparazione delle calci aeree, che risultavano
troppo magre: talché si considerano già calci di cattiva
qualità quelle che contengono il 10% di magnesia, rifiutando quelle
che contengono il 30%. La magnesia infatti, essendo base più debole
della calce, idratandosi molto più lentamente, a fornire un idrato
meno solubile (0,0029%) del corrispondente idrato calcico (0,176%), non
esercita azione sensibile su la silice della sabbia e rimane nella malta
come materiale inutile e ingombrante. Però anche le calci magnesiache
acquistano importanza e valore, se si considerano come agglomerati idraulici:
la magnesia è ora cagione della loro idraulicità ".
La contraddizione tra le tesi dei
diversi Autori è ampia ed anche le norme per l'accettazione delle
calci (17) , pubblicate nel 1940, danno in tal senso indicazioni vaghe
prevedendo, a margine della suddivisione tra calce grassa in zolle (18)
, calce magra in zolle (19) e calce idrata in polvere (20) , il possibile
utilizzo di calci aeree magnesiache contenenti più del 20% di MgO.
Per quanto riguarda le calci idrauliche, invece, il contenuto in MgO deve
essere sempre ? 5%. Tutto ciò si riflette direttamente sulla produzione
attuale, infatti sia le calci aeree sia le calci idrauliche devono ancora
oggi possedere le caratteristiche tecniche e i requisiti previsti dalle
vigenti norme (regi decreti 16 novembre 1939, n. 2231 e n. 2230; legge
26 maggio 1965, n. 595, decreto ministeriale 14 gennaio 1966, decreto ministeriale
3 giugno 1968, decreto ministeriale 31 agosto 1972 e successive integrazioni
o modificazioni). L'importanza del tema sia a livello storico sia a livello
tecnico e produttivo ha pertanto determinato l'inizio di una ricerca, attualmente
in corso di svolgimento presso il Dipartimento di Edilizia, Urbanistica
e Ingegneria dei Materiali dell'Università degli Studi di Genova
(21) , mirata proprio allo studio delle calci magnesiache.
Note
(11) S. Levi, "Sui calcestruzzi
pozzolanici impiegati nella costruzione di opere marittime", Annali dei
lavori Pubblici, (1932), 3-12.
(12) G. Signorile, "Le calci idrauliche
ed i cementi nella Liguria", Effemeridi della Società di Letture,
(1870), 436-439.
(13) G. Signorile, "Le calci idrauliche
ed i cementi nella Liguria", Effemeridi della Società di Letture,
(1870), 436-437.
(14) G. Gallo, "Studio microscopico
delle malte aeree", Gazzetta Chimica Italiana, 1908, 142-156.
(15) G. Gallo, "Studio microscopico
...", 1908, 146.
(16) L. Bertelli, Cementi e Calci
idrauliche. Fabbricazione, proprietà, applicazioni, Milano 1912.
(17) Norme per l'accettazione delle
calci, Regio decreto 16 novembre 1939, 2231, Milano 1940, 12-31.
(18) "[...] di colore pressoché
bianco, è il prodotto della cottura di calcari [con un] contenuto
in CaO + MgO 94% in peso [...] deve avere un rendimento in grassello
2,5 mc/t".
Norme per l'accettazione ..., 1940,
13.
(19) "[...] è il prodotto
della cottura di calcari [con un] contenuto in CaO + MgO 94% in peso
[...] deve avere un rendimento in grassello 1,5 mc/t ".
Norme per l'accettazione ..., 1940,
13.
(20) "[...] è il prodotto
dello spegnimento completo delle calci predette, fatto dallo stabilimento
produttore in modo da ottenerla in polvere fina e secca. [...] Questa calce
comprende due categorie di prodotti, per i quali devono essere soddisfatti
i seguenti requisiti:
fiore di calce:
calce idrata da costruzione:
contenuto in umidità
3% contenuto in umidità
3%
contenuto in carboni e impurità
6% contenuto in carboni e impurità
6%
contenuto in idrati di calcio e
magnesio 91% contenuto in idrati di calcio e magnesio
82%
deve dare un residuo al vaglio da
900 maglie/cmq 1% deve dare un residuo al vaglio
2%
deve dare un residuo al vaglio da
4900 maglie/cmq 5% deve dare un residuo al vaglio
15%
deve rispondere alla prova di stabilità
di volume deve rispondere alla prova di stabilità di volume".
Norme per l'accettazione ..., 1940,
13-14.
(21) Lo studio è oggetto
di una Tesi di Dottorato di Ricerca in Ingegneria dei Materiali del Politecnico
di Milano che si svolge presso il Dipartimento di Edilizia, Urbanistica
e Ingegneria dei Materiali (DEUIM) della Facoltà di Ingegneria di
Genova (Tutores: Prof. Dario Beruto e Prof. Giovanna Alessandrini).
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