o patena (arcaico), pelle (arcaico). Alterazione dello strato superficiale della materia costituente un'opera, per lo più percepibile come modificazione cromatica e comunque dovuta alla naturale azione del tempo sui materiali stessi. In pittura, ad esempio, il termine indica una lieve colorazione (variante dal bruno al giallo dorato) che assume il dipinto a causa del naturale ingiallimento della vernice e dall'essudazione del legante. In quanto testimonianza della vita del dipinto nel tempo può essere valutata come parte integrante dell'opera e, da buona parte delle scuole di restauro, considerata come elemento da non rimuovere, tranne nel caso in cui l'alterazione sia tale da impedire la corretta lettura del dipinto. Il concetto stesso di patina, il suo apprezzamento e la sua negazione (con il conseguente intendimento di eliminarla) sono comunque state e tuttora sono al centro di notevoli controversie, spesso riconducibili alla storia del gusto. Così il Lessico delle alterazione macroscopiche dei materiali lapidei, elaborato dalla commissione NorMaL, 1/88: "Patina. Alterazione strettamente limitata a quelle modificazioni naturali della superficie dei materiali non collegabili a manifesti fenomeni di degradazione e percepibili come una variazione del colore originario del materiale. Nel caso di alterazioni artificiali, si usa di preferenza il termine patinatura (o patina artificiale)". Dal latino patina, padella, piatto per le vernici. |