Strumento per dipingere, costituito da un mazzetto di peli o setole animali o fibre sintetiche fissati all'estremità di un bastoncino in modo da assumere varie fogge: tondo, piatto, a lingua di gatto, a ventaglio. Già Cennino Cennini (fine sec. XIV) distingue tra pennelli più morbidi (fatti di pelo di vaio, ovvero di scoiattolo) e più duri (in setole di suino), descrivendone le tecniche di costruzione e di conservazione e specificandone l'uso in rapporto alla loro durezza. Giovan Battista Armenini (1587) documenta come nei secoli successivi il pittore non dovesse più ricorrere alla loro diretta fabbricazione: "Sono adunque i pennelli, come si sa, di due sorte di peli, di vaio e di porco: questi si adoperano a fresco, quelli a olio, e a secco, de quali pochi artefici ne fanno, perché si trovano tuttavia chi ne vende per le botteghe e speziarie, e fra i migliori si tengono quelli che da Vinegia si portano". Filippo Baldinucci (1681) documenta poi come i materiali adoperati fossero già oltremodo variati, informando che "fannosi a foggia di piccole spazzolette legando insieme pelo d'animali: i maggiori, e più gagliardi col pelo di porco; i minori con quello della pelle di vaio, o di puzzola, et altri col pelo d'altri animali, come di tasso, di cane, di capretto, secondo gli ufficij che debbon fare. A' maggioretti si aggiugne l'asta di leggierissimo legno; ma i piccoli, e minuti, si fermano in una penna d'oca, di cigno, e talora d'altri uccelli minori, secondo la grossezza o sottigliezza loro, ficcandosi l'asta in quella penna". Dal latino penellus, diminutivo di penis, coda. |