Utensile di antica origine (gli esemplari più antichi ritrovati risalgono all'epoca romana), proprio dei lavori di falegnameria, utilizzato per spianare, assottigliare e levigare il legno. Nelle sue forme tradizionali è costituita - ferma restando l'estrema varietà dei tipi legati a particolari lavorazioni - da un ceppo di legno duro (usualmente sorbo o carpino) dalla cui feritoia centrale (occhio) sporge un ferro tagliente a scalpello, incassato obliquamente e posizionato in modo da sorpassare leggermente la superficie inferiore del ceppo (suola). Un cuneo serra la parte posteriore del ferro appoggiandosi a due rialzi dell'occhio. Fornita o meno di manico, è stata costruita dagli stessi carpentieri, falegnami ed ebanisti secondo le proprie necessità fino ai primi del Settecento. Successivamente ha conosciuto le prime standardizzazioni dei tipi e, dal 1840 circa, la progressiva introduzione di suole in acciaio o in bronzo duro. Così Corrado Argegni (1960): "Pialla, strumento che, menato in piano sui legni, recidendoli li spiana e li assottiglia. Le parti della pialla sono le seguenti: ceppo (parallelepipedo di legno duro, più lungo che largo, spianato e liscio nelle faccia inferiore, chiamata piano). Feritoia, fessura trasversale del ceppo, un po' meno larga del piano della pialla, dalla quale sporge il ferro, collocato nella buca. Buca (larga incavatura, che attraversa il ceppo e termina nella feritoia). Vi si ferma il ferro mediante una bietta. Ferro della pialla, specie di scalpello senza codola e senza manico, inclinato dentro la buca, pochissimo sporgente dalla feritoia, con la ralla del taglio rivolta verso la parte posteriore della pialla". Vedi anche ferro della pialla, incorsatoio, rabotto, sponderuola, vastringa.