Piccola modifica, aggiunta o rinforzo di un segno che si fa a un'opera oramai giunta a compimento, con l'intento di migliorarla. Il termine è ampiamente documentato dalla fine del XIV secolo con implicazioni e riferimenti diversi, seppure tutti riconducibili al concetto di 'toccare di nuovo', fino a comprendere aggiunte non originali, legate alle vicende conservative dell'opera. Da segnalare come il termine possa assumere anche il significato di completare un'opera adoperando una tecnica diversa da quella con la quale è stata eseguita. Così accade nella tecnica dell'affresco dove si parla di ritocchi a secco eseguiti a tempera su una pittura murale oramai asciutta, per lo più previsti e quindi da non intendere come modifiche o aggiunte. Testimonia Cennino Cennini (fine sec. XIV): "E' nota, che ogni cosa che lavori in fresco vuole essere tratto a fine e ritoccato in secco". Ben diverso il pensiero di Giorgio Vasari (1550), per il quale il ritoccare un'opera è indice dell'incertezza dell'artista oltre che errore tecnico: "Quegli che cercano lavorare in muro, lavorino virilmente a fresco, e non ritocchino a secco, perché oltra l'esser cosa vilissima rende più corta vita alle pitture". Nel restauro il termine è utilizzato a indicare una reintegrazione pittorica (vedi) di lieve entità. |