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Lemma
calcagnolo
o dente di cane. Utensile metallico a forma di scalpello utilizzato in scultura fino dall'antichità, caratterizzato da un bordo a due denti, cioè, come precisa Giorgio Vasari nell'introduzione alle Vite (1568), "con una tacca in mezzo". Ne è ugualmente documentato l'uso per incidere solchi paralleli su uno strato di intonaco già indurito in modo da creare un aggrappo per ulteriori stesure di malta. La gradina (vedi), a cui spesso è associato, è viceversa caratterizzata da un maggior numero di denti. Così Filippo Baldinucci (1681): "Calcagnuolo, o Dente di cane. Una sorta di ferro corto, che serve agli scultori per lavorare il marmo, dopo averlo digrossato con la subbia". In termini simili registra il termine anche Giacinto Carena (1853): "Calcagnuolo, specie di scarpello corto, con una tacca in mezzo, che serve per lavorar il marmo dopo averlo digrossato con la subbia". Non concorda Michelangelo Masciotta (1965) che precisa: "... calcagnuolo, o calcagnotto, è ancor oggi chiamato dagli scalpellini e dagli scultori toscani uno scalpello a quattro facce, due più larghe e due più strette, terminanti con una lama piatta di 6 - 9 millimetri, senza tacca in mezzo. Il calcagnuolo serve tanto a scavare solchi sulla pietra (più grossi di quelli che si fanno con la subbia) quanto a rimuovere i tramezzi tra gli stessi solchi".
 
note: M. Masciotta, Dizionario di termini artistici, Firenze, Le Monnier 1969.
 
inglese
skeg
francese
dent de chien