o blatta, fuco, osto sidonio, ostrum, porpora di Bisanzio, porpora di Cassio, porpora di Palermo, porpora di Tiro, purpura, Tyria purpura, ecc. Sostanza colorante più o meno violacea, densa, vischiosa e dall'odore nauseabondo, il cui principio colorante (dibromoindaco) è stato identificato solo all'inizio del Novecento. Conosciuta fino dall'antichità si ricavava da alcuni molluschi gasteropodi del Mediterraneo (principalmente dal Murex brandaris e, nel Medioevo, dal Purpura lapillus presente nei mari che circondano le isole britanniche), trattandola con l'eventuale aggiunta di caolino. E' stata utilizzata essenzialmente in tintura e nella colorazione di pergamene in età classica e nel Medioevo. Nelle tecniche pittoriche è stata impiegata sotto forma di purpurissum (vedi). Attualmente non viene più commercializzata per i suoi altissimi costi (occorrono migliaia di molluschi per estrarre un grammo di colorante) e il termine è spesso impropriamente utilizzato a indicare coloranti organici di sintesi dalle caratteristiche assai simili. |