Carta colorata uniformemente e comunque trattata (ad esempio brunita) in relazione alle necessità del disegno che vi dovrà essere eseguito. Cennino Cennini (fine sec. XIV) insegna alcuni procedimenti di colorazione praticabili dall'artista che comunque, dalla fine del XV secolo, aveva già la possibilità di acquistare carte colorate direttamente dalle cartiere. Tra le carte preparate quelle azzurre o rossastre risultano ampiamente utilizzate nel corso del XVI secolo per dare ulteriore risalto alle eventuali lumeggiature e più profondità al disegno. In questi termini le carte preparate sono ricordate da Giorgio Vasari nell'introduzione alle Vite (1568): "Altri [disegni], di chiaro e scuro, si conducono su fogli tinti, che fanno un mezzo, e la penna fa il lineamento, cioè il dintorno o profilo, e l'inchiostro poi con un poco d'acqua fa una tinta dolce che lo vela ed ombra; di poi, con un pennello sottile intinto nella biacca stemperata con la gomma si lumeggia il disegno: e questo modo è molto alla pittoresca, e mostra più l'ordine del colorito". Riferimenti alla carta preparata sono poi presenti nel Vocabolario di Filippo Baldinucci (1681) - alla voce fogli tinti o colorati -, in ragione del loro uso per "disegni lumeggiati con biacca, o con oro, o con altro chiaro colore, acciocché per mezzo dell'oscurità del capo, e chiarezza de' lumi [questi] appariscano di maggior rilievo". |