Sostanza capace di aderire a materiali non adesivi e di mantenerli nel tempo saldamente uniti tra loro. In relazione alle tecniche di muratura, Giacinto Carena (1853) sottolinea ancora la genericità del termine identificando il cemento con "ogni materia molliccia, la quale col freddarsi, o coll'asciugarsi, s’indurisce, e stringe varii corpi sia in muratura; sia in lavori di legno, pietra, ecc. E ciò dicesi far presa". Più recentemente il termine è andato ad identificare in modo quasi esclusivo un materiale legante idraulico ottenuto dalla cottura ad alte temperature (1200-1400 °C) di calcari marnosi che, reagendo e combinandosi con l'acqua, fornisce un impasto capace di legare elementi solidi inerti. In particolare, aggiungendo sabbia ed acqua si ottiene malta di cemento, aggiungendo ghiaia o breccia si ottiene calcestruzzo. Per il suo impiego come materiale da costruzione vedi, tra l'altro, clinker, cemento Portland, cemento pozzolanico, cemento di altoforno. Dal latino caementum, calcinaccio. |