Parlami del tuo lavoro alla Galleria Frittelli, quali erano le tue mansioni? Per quanto tempo ci hai lavorato? Il tuo ruolo si è evoluto? C'è qualcosa in particolare che hai fatto mentre eri lì e che ti fa piacere raccontare?
La Galleria Frittelli fa parte di un periodo molto importante della mia vita.
Dopo il Master in Organizzazione Eventi presso Palazzo Spinelli avevo ultimato gli studi ed entravo nel mondo del lavoro. In galleria ho avuto modo di imparare moltissime cose e avere tante responsabilità. Di solito ero sempre stata una semplice visitatrice di mostre ma in quei quattro anni mi sono ritrovata ad essere parte dell'organizzazione, ed è stata una bellissima esperienza.
La mia mansione principale era Assistant Director ma mi occupavo anche dei prestiti delle opere d'arte, gestione e aggiornamento del website, montaggio e smontaggio delle mostre e visitor assistant. Inoltre curavo la partecipazione della galleria alle numerose fiere d'arte contemporanea.
Allo stesso tempo ho continuato a coltivare la mia passione per la fotografia, fotografando opere d'arte e gli eventi che c'erano in galleria.
Anno dopo anno ho acquisito una vasta conoscenza dell'arte contemporanea ossia quella molto vicina a noi (1970 ad oggi) e apprezzando numerosi artisti sconosciuti o di minore importanza.
Ho avuto la fortuna di conoscerne alcuni dal vivo, collaborare con loro direttamente come anche con alcuni curatori.
Quattro anni di lavoro in galleria sono stati veramente importanti per me, mi hanno fatto acquisire in questo campo sicurezza e una certa dimistichezza.
Poi perché hai deciso di partire? Cosa ti aspettavi di trovare a Londra?
Prima di trasferirmi avevo visitato Londra due volte e mi aveva sempre colpita e più che altro la sentivo come la prossima città in cui avrei vissuto.
La fotografia era ed è rimasta comunque la mia passione. A Firenze durante il lavoro in galleria avevo partecipato a dei corsi di fotografia e avevo intenzione di andare avanti in questo campo.
Durante quagli anni avevo avuto un sacco di soddisfazioni come numerose pubblicazioni su cataloghi, siti e giornali nazionali e locali, però dovevo e volevo andare oltre tutto questo e vedevo Londra come una “possibilità” che io dovevo darmi.
Come hai trovato il tuo lavoro attuale di primo chef alla Tate Modern?
La cosa è stata semplice in realtà e so di essere stata scelta perché avevo delle competenze peculiari rispetto agli altri candidati tra cui l’amore per la buona cucina, le conoscenze legate all’arte e alla cultura, la passione per la fotografia.
Avevo letto l'annuncio sul sito del museo e ho partecipato alla selezione e dopo un colloquio e la prova pratica mi hanno comunicato che mi avevano assunta.
Come ti trovi li? Pensi sia un lavoro che ti permette di usare la tua creatività e quello che avevi imparato durante la tua vita in Italia?
Amo cucinare, il cibo è un'altra mia passione e credo che in questo campo ci deve essere una certa creatività che va dall'accostamento di colori, sapori e ingredienti fino alla loro presentazione nel piatto. Le esperienze che una persona accumula durante la sua vita le porta con sé sempre anche se il lavoro, la città e le persone con cui ha a che fare cambiano.
Lavorare alla Tate Modern era uno dei miei sogni e ci sono arrivata.
Lavoro con persone che provengono da ogni parte del mondo e c'è sempre un continuo scambio socio-culturale. E poi sono a stretto contatto con l'arte, anzi ne sono circondata.
Raccontaci anche del concorso che hai vinto nel settore della fotografia?
Il titolo era Food Photography Competition ed era rivolto ai soli dipendenti del museo.
Quando l'ho saputo ho capito che avevo davanti un'occasione veramente importante a cui non potevo non prendere parte.
Avevo già fatto foto per altri due ristoranti a Londra ma qui si trattava di vincere un concorso organizzato da uno dei più importanti musei al mondo.
Con il sostegno dei miei colleghi ho fotografato alcune portate del Cafè che si trova all'interno del museo, creando un portfolio.
Non ero sicura di vincere al cento per cento, ma ho vinto e non ci credevo!
É stata una delle sensazioni più belle della mia vita, sono molto orgogliosa di me e della mia compagna di sempre: la macchina fotografica.
Questo concorso è la prova che sto arrivando pian piano alla mia meta principale: la fotografia.
Per finire se pensi a te sette anni fa quando hai fatto il master e a te adesso, come vedi la tua evoluzione e la tua crescita. Avresti mai pensato di arrivare fin qui? Cosa vorresti ancora realizzare?
Sono già passati sette anni dal Master?!?
Se ripenso a questi sette anni mi vedo molto cresciuta.
Vivo fuori casa e lontana dalla mia terra da quando avevo 19 anni: l'esperienza universitaria fatta a Perugia mi diede la spinta verso questa crescita che poi si è evoluta sempre più con il master e l'esperienza lavorativa in galleria a Firenze. Non avrei mia pensato che sarei venuta a vivere a Londra e veder realizzare parte dei miei sogni.
Cosa vorrei realizzare? Esercitare la professione di fotografa al cento per cento e continuare ad osservare il mondo attraverso un obiettivo.