Operazione Porte Sante. Dopo anni di abbandono e degrado che hanno ridotto piuttosto male molte delle tombe dei grandi di Firenze, Palazzo Vecchio vara il restauro del cimitero. E accarezza l'ipotesi di riaprire al publico già a breve la prima, suggestiva terrazza con vista sulla città, il Bastione Galleria. Da settimane i volontari dell’associazione della Stanza accanto e studenti dell’Istituto per l’arte e il restauro Palazzo Spinelli sono al lavoro per ridare lo splendore dei tempi che furono ad alcune lapidi e cappelle del cimitero monumentale di San Miniato al Monte progettato da Niccolò Matas (lo stesso architetto della facciata di Santa Croce), al cui interno riposano fiorentini illustri come Giovanni Spadolini, il babbo di Pinocchio Carlo Collodi, Lorenzo Bertelli detto Vamba, autore del Giornalino di Giamburrasca, e scrittori come Vasco Pratolini.
Armati di pennelli morbidi, spatoline e spugne, i volontari della Stanza accanto sono impegnati da oggi nella spolveratura delle tombe monumentali e delle cappelle, mentre gli studenti dell’Istituto per l’arte e il restauro Palazzo Spinelli sono al lavoro per restaurare le lapidi monumentali usurate dal passare degli anni e dagli agenti atmosferici.
Gli studenti di Palazzo Spinelli erano ‘sul pezzo’ anche durante il sopralluogo dell’assessore al Welfare Sara Funaro con padre Bernardo Gianni, il restauratore di opere d’arte Raffaele Diegoli, ideatore e ‘supervisor’ del progetto sperimentale di spolveratura, la presidente dell’associazione La Stanza accanto Loredana Blasi Recami e il professor Stefano Landi dell’Istituto per l’arte e il restauro Palazzo Spinelli. L’assessore ha colto l’occasione anche per visionare lo stato di avanzamento dei lavori di messa in sicurezza del cimitero monumentale, dove sono in corso interventi di manutenzione straordinaria di ringhiere, scale e parapetti. Una volta terminati (la fine è prevista per la metà del prossimo mese) consentiranno la riapertura del ‘Bastione Galleria’, che si affaccia sulla città.
“Il progetto del Comune è riportare il cimitero monumentale delle Porte Sante alla bellezza originaria - ha detto ‘assessore Funaro -: il primo intervento che vi abbiamo realizzato ha riguardato la messa in sicurezza di alcune parti del cimitero, con il consolidamento delle mura, e adesso sono in corso i lavori, che si stanno concludendo, sul Bastione nord. Contemporaneamente sono partiti poi tutta una serie di lavori di restauro delle tombe e di spolveratura con una modalità particolare che vede il coinvolgimento di una classe di studenti dell’Istituto per l’arte e il restauro Palazzo Spinelli e dei volontari dell’associazione della Stanza accanto, formata da genitori che hanno perso i figli e che sono molto legati a San Miniato e a padre Bernardo”.
“Ben vengano iniziative come questa che contribuiscono a restituire bellezza al cimitero delle Porte Sante dove il tempo è stato uno scultore un po’ troppo feroce - ha detto padre Bernardo -. L’amministrazione, anche grazie alla sensibilità dei monaci che vivono a San Miniato, ha capito velocemente la necessità di intervenire per arginare l’usura e da qui è nato il progetto di coinvolgere i genitori della Stanza accanto, che restaurando le tombe altrui compiono un gesto di grande amore”. Il lavoro dei volontari della Stanza accanto, che si concentra nel ‘Quadrato dei bambini’, è iniziato con l’individuazione delle tombe monumentali e delle cappelle private in stato di abbandono e che avevano più bisogno di essere risistemate. Operazione, questa, che è stata eseguita in collaborazione con il responsabile comunale ai cimiteri e l’ispettore di competenza della Soprintendenza ai beni storici e architettonici. Proprio oggi, invece, è partita la fase successiva, quella della spolveratura, che va di pari passo con la realizzazione di un’ampia documentazione fotografica e della schedatura delle strutture su cui i volontari sono chiamati ad intervenire. Sulle varie schede vengono riportati le condizioni in cui si trova l’opera monumentale e i frammenti marmorei trovati (ad esempio pezzi di cornici, parti anatomiche di statue e altro) che saranno anche catalogati e utilizzati nel caso che l’opera venga restaurata in futuro. Una volta concluse queste operazioni sarà individuata la metodologia di intervento: togliere la polvere ambientale, le deiezioni animali, i depositi vegetali degli alberi (bacche, foglie, rami, pollini). Sulle schede che saranno redatte dai volontari verrà riportato anche il testo delle epigrafi affinché vengano conosciute da tutti.
Gli studenti dell’Istituto per l’arte e il restauro Palazzo Spinelli sono impegnati invece nel restauro dei monumenti funebri in grave stato di degrado. I primi sui quali sono intervenuti, e sui quali sono in corso i lavori, sono quelli realizzati da Antonio Piatti e Giulia Landucci, che si pongono fra le testimonianze artistiche più alte del cimitero, che annovera al suo interno opere realizzate da importanti scultori dell’Ottocento come Ulisse Cambi, Pio Fedi, Emanuele Caroni, Pasquale Romanelli. Il progetto di recupero dell’Istituto Spinelli prevede anche una seconda fase che interesserà i monumenti funebri di Lachembacher, Achille Fagnoni, Mannina Minervi, Enrico Bruni Pagliano e Pasquale Villari.
Per le operazioni di restauro dei monumenti funebri di Piatti e Landucci è stata coinvolta un’intera classe dell’Istituto, composta da nove studenti di restauro coordinata da due docenti. L’intervento è stato sviluppato per fasi: dopo un primo studio dei monumenti e dei materiali costitutivi, corredato di campagna fotografica e di documentazione grafica delle patologie di degrado, si è proceduto alla pulitura delle superfici. La pulitura è stata eseguita con tecniche tradizionali; in casi particolari, dove la superficie era particolarmente delicata e con rischi di cadute, è stata impiegata la strumentazione laser, che permette la rimozione dei depositi senza contatto diretto. Una volta completata la pulitura sarà eseguito il consolidamento superficiale e strutturale di fratture mediante trattamenti e incollaggi. Infine, come trattamento finale sarà steso un protettivo che prolunghi nel tempo la conservazione.
Fonte: repubblica.it