Nel processo di creazione di un'opera rappresenta una prima esercitazione, un primo pensiero, sotto forma di immagine rapida, indeterminata, costituita da pochi tratti sommari ed essenziali, solitamente condotti a penna o matita su supporto cartaceo. Già Giorgio Vasari offre una precisa definizione del termine nell'introduzione alle Vite (1568): "Gli schizzi, de' quali si è favellato sopra, chiamiamo noi una prima sorte di disegni, che si fanno per trovare il modo delle attitudini ed il primo componimento dell'opra. E sono fatti in forma di macchia ed accennati solamente da noi in una sola bozza del tutto. E perché dal furor dello artefice sono in poco tempo con penna o con altro disegnatoio o carbone espressi, solo per tentar l'animo di quel che gli sovviene, perciò si chiamano schizzi". Così Filippo Baldinucci nel suo Vocabolario (1681): "Schizzo, o schizzi. Dicono i pittori quei leggierissimi tocchi di penna o matita, con i quali accennano i lor concetti senza dar perfezzione alle parti; il che dicono schizzare". |