Intervento in cui si opera la separazione forzosa di un dipinto murale dal supporto originario. Pur essendo una metodica praticamente in disuso, lo stacco è stato ampiamente utilizzato nei decenni passati per il recupero di affreschi fortemente compromessi. Generalizzando, l'operazione prevede che vengano fatte aderire delle tele alla superficie dell’affresco applicando uno strato di colla sia sul dipinto sia sulla tela. Quindi si inizia a fessurare l’intonaco al di sotto del dipinto e gradualmente si inizia a distaccarlo dalla muratura operando con attrezzi piatti dal retro. A differenza dello strappo, lo stacco prevede quindi che venga asportato lo stesso intonaco quale supporto dell’opera con la possibilità di recuperare, se esistente, la sinopia. Le operazioni successive prevedono che la superficie venga rettificata e che il dipinto venga fissato su un nuovo supporto (vedi Masonite, poliestere), procedendo poi alla rimozione delle tele e dell’adesivo. Trattandosi di un intervento che, comunque effettuato, altera in maniera definitiva la consistenza materiale dell'opera, ad esso si potrà legittimamente ricorrere solo quando l'alternativa sia la perdita definitiva dell'opera. |
note: Basile Giuseppe (a cura di), Piitura a fresco. Tecniche esecutive, cause di degrado, restauro, catalogo della mostra (Arezzo 1989), Firenze, Felice Le Monnier 1989. |