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Lemma
macinazione dei pigmenti
La locuzione indica sia l'operazione di triturazione e polverizzazione dei pigmenti sia la caratteristica dei pigmenti nel loro essere stati più o meno frantumati. Il processo avveniva anticamente tutto a mano e veniva solitamente affidato ai garzoni della bottega, come documentano numerose incisioni del XV e XVI secolo illustranti pittori affiancati da vari aiuti intenti in questa operazione. Dopo la scelta dei minerali o delle terre (nonché dei pigmenti di altra origine) si cominciava col frantumarli in un mortaio con un pestello, quindi si passava a macinarli a lungo finemente sopra una lastra di porfido con il macinello (vedi), operazione più o meno lunga a seconda del tipo di pigmento. Attualmente l’attrezzatura comunemente utilizzata consiste in una lastra di vetro molato e in un pestello piatto di vetro, sempre con base molata. Solitamente la macinazione era ed è particolarmente insistita, in modo da ottenere un materiale il più possibile polverulento. Tuttavia alcuni pigmenti tendono, se macinati troppo finemente, a perdere intensità di colore e a diventare trasparenti: l'operazione non può quindi essere standardizzata ma adattata a ogni singolo materiale, in modo da ottenere la granulometria desiderata. Così Filippo Baldinucci (1681): "E macinare dicono i pittori, per stritolare minutissimamente i colori sopra d'una pietra col macinello, e poi incorporarli con acqua, e con olio di noce o di lino, per renderli atti a poter dipingere".
 
note:
 
inglese
grinding of pigments
francese
broyage des pigments