Via del Proconsolo - Firenze
Cantiere concluso ad aprile 2019
Nel complesso l'apparato decorativo della parte alta si presenta in buono stato di conservazione a parte uno spesso strato di particellato e nero fumo, mentre la zona bassa, la decorazione a finto legno è compromessa da stuccature e sollevamenti della pellicola pittorica.
La cappella di San Mauro, di stampo tipicamente barocca, è stata progettata dall’architetto Giovan Battista Balati tra il 1660 e il 1664 su commissione della famiglia Covoni di cui è presente lo stemma, in pietra serena, sotto l’altare. La cappella si trova nell’attuale braccio ovest della crociera ed è addossata all’antica facciata della chiesa risalente al periodo altomedievale. La volta ospita una rappresentazione raffigurante “San Mauro in gloria” eseguita da Vincenzo Meucci nel 1717 e che presenta una particolare conformazione strutturale in quanto, nella parte centrale, in corrispondenza dell’altare, sembra avere uno spanciamento. Le finte architetture dipinte sulle pareti sono attribuite a Pietro Anderlini, come dichiarato da un’epigrafe posta sotto e dietro la mensola dell’altare che riporta la data del 1737.
Iconografia e tecnica:
La decorazione presente sulla volta raffigura San Mauro, in tunica benedettina, circondato da angeli e cherubini che porgono al Santo la mitria e il pastorale vescovile e incorniciati da nuvole. La rappresentazione è racchiusa in una finta architettura di stampo barocco, che simula un’apertura verso il cielo ed è composta da una serie di balaustre, mensole e archi riccamente decorati con volute ed elementi fitomorfi e antropomorfi. Negli angoli, a livello del marcapiano, sono presenti quattro medaglioni, tra loro speculari, al cui interno sono rappresentate, in monocromo, delle figura femminili. La gamma cromatica, l’intonaco ruvido e le evidenti incisioni indirette presenti, nonché lo stile contestualizzato al periodo storico, rimandano alla tecnica esecutiva tipica della pittura a calce con rifinitura a secco per quanto concerne le tonalità particolarmente scure.
Sulle pareti laterali, a partire dal marcapiano in gesso, sopra il quale sono presenti numerosi perni, come anche sopra l’altare marmoreo, verosimilmente ospitanti tessuti o tendaggi apposti per celare le immagini sacre durante le festività, si impostano dei riquadri monocromi celesti, incorniciati da una finta cornice dorata e intervallati da lesene. Sulle due pareti lunghe della cappella si trovano delle finestre: sulla parete del lato Nord sono ospitate due finestre vere mentre sul lato Sud si trovano due finestre tamponate successivamente. Tale decorazione si presenta con una tecnica esecutiva diversa rispetto a quella della volta in quanto eseguita con una tempera proteica, ovvero a secco; difatti le tonalità sono particolarmente scure e la pellicola pittorica appare liscia, compatta e coprente. In generale, sia per lo stile che per la tecnica utilizzata la pittura non risulta essere coeva e coerente alla decorazione sovrastante; si presume dunque possa essere un rifacimento posteriore. Tale ipotesi è avvalorata dall’evidente presenza, al di sotto, di un’incisione rispondente ad altre forme figurative presenti negli sguanci delle finestre.
La zoccolatura è occupata per gran parte da panche lignee che circondano le pareti mentre, sul lato di accesso alla cappella, la panca lignea è riprodotta a livello pittorico con una tecnica a secco, probabilmente una tempera verniciata o una pittura ad olio data la presenza di una patina lucida al di sopra del film pittorico.
Stato di Conservazione
La decorazione a calce della volta risulta essere in un discreto stato di conservazione in quanto presenta, in generale, una pellicola pittorica coesa e integra ad eccezione delle zone interessate dalle esfoliazioni in cui sono presenti ritocchi a secco. Si evince la presenza di micro e macro fessurazioni che si sviluppano, con un andamento verticale, in particolare nelle zone perimetrali, dove si riscontra anche la presenza di lacune che mettono in mostra l’intonaco originario, probabilmente riferibili a danni antropici. In alcune zone si rileva la presenza di sostanze bruno-nerastre estranee all’originale e probabilmente frutto di precedenti interventi di manutenzione-restauro.
Il marcapiano in gesso presenta notevoli mancanze derivanti probabilmente da danni meccanici. Al di sotto, le pareti laterali, nella parte alta, si presentano in un buono stato di conservazione mentre nella parte bassa in un pessimo stato conservativo, in quanto quest’ultima risulta interessata da numerose esfoliazioni, cadute e dilavamento della pellicola pittorica; ciò è riconducibile alla tipologia della tecnica utilizzata in concomitanza a danni meccanici e una risalita capillare di acqua contente sali, responsabile della presenza di patine biancastre. Nel complesso, sulle pareti, si riscontra la presenza di numerose staffe e chiodi metallici nonché di abrasioni irregolari dovute a sfregamenti di varia natura. Si evidenzia, inoltre, la presenza, nelle zone abrase, di una precedente decorazione, a calce, probabilmente riferibile all’opera di Pietro Anderlini.
Intervento di Restauro
A seguito di quanto evidenziato in primis è stato eseguito il preconsolidamento della pellicola pittorica, nelle zone in cui questa presenta delle esfoliazioni, mediante l’uso carbossilmetilcellulosa al 1-2% in acqua demineralizzata, previa interposizione di carta giapponese che è stata rimossa al termine dei tempi di contatto (5-10 minuti a seconda del bisogno). Per distacchi ed esfoliazioni di grandi entità è stato applicato a tergo resine acriliche in bassa percentuale (10% in acqua demineralizzata) e successivamente si è proceduto con l’applicazione di carbossilmetilcellusa al 2% in acqua demineralizzata previa interposizione di carta giapponese.
Dopo aver eseguito dei test per individuare la migliore metodologia di pulita si è proceduto con una spolveratura della superficie mediante pennelli a setola morbida; si è proceduto poi con l’applicazione a pennello di acqua demineralizzata addizionata ad una bassa percentuale di tensioattivo interponendo carta giapponese e successivamente la superficie è stata tamponata con spugne naturali imbevute di acqua demineralizzata al fine di ottenere una pulitura omogenea e controllata.
Laddove la presenza di una patina organica è risultata essere più tenace si è proceduto con una seconda applicazione a pennello di acqua demineralizzata addizionata ad una bassa percentuale di tensioattivo interponendo carta giapponese e successivamente la superficie è stata tamponata con spugne naturali imbevute di acqua demineralizzata.
Le ridipinture presenti in modo preponderante sulle finte architetture al di sopra del marcapiano sono state rimosse mediante applicazioni di acqua demineralizzata e tensioattivo frizionata con spazzolini e successiva tamponatura con spugne naturali e acqua demineralizzata oppure dove erano più tenaci si è preceduto con impacchi di pasta di cellulosa e acqua demineralizzata eventualmente satura di carbonato d’ammonio. Al termine dei tempi di contatto (variabili da zona a zona) è stato rimosso l’impacco e frizionata la zona con acqua mineralizzata e spazzoline con successiva tamponatura con spugne naturali.
Laddove erano presenti i materiali estranei all’originale di natura sintetica si è proceduto con la rimozione degli stessi mediante tampone di ovatta imbevuto di acetone.
Eseguita un’attenta e puntuale indagine acustica con la quale si sono riscontrati distacchi di intonaco di varia entità, si è proceduto con iniezioni di alcool etilico e, successivamente, di PLM, una malta idraulica priva di Sali.
A seguito di ciò, previa bonifica della superficie pittorica da tutti gli elementi estranei lignei e metallici, è stata eseguita la stuccatura delle micro e macro lesioni e abrasioni presenti mediante malte composte da grassello di calcio stagionato per 12 mesi e sabbia di fiume di varia granulometria e colorazione, scelte in base alle necessità della zona da trattare e ricreando la texture della superficie originale.
Infine si è intervenuti con l’integrazione pittorica delle lacune e abrasioni tramite più velature sottotono sensibilizzate alle cromie originali, con pigmenti minerali naturali molto diluiti con caseinato d'ammonio, al fine di ottenere un valore cromatico unitario pur rispettando la distinguibilità dell’intervento.