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Restauro del Sepolcro di Giulia Landucci - Cimitero delle Porte Sante
Restauro del Sepolcro di Giulia Landucci - Cimitero delle Porte Sante
Titolo: Sepolcro di Giulia Landucci
Luogo: Cimitero di San Miniato
Data: restauro concluso
Esecuzione: Allievi Corso Restauro del Materiale Lapideo
Luogo: Cimitero di San Miniato
Data: restauro concluso
Esecuzione: Allievi Corso Restauro del Materiale Lapideo
Sepolcro di Giulia Landucci
Introduzione storico artistica
Il sepolcro di marmo di Giulia Landucci, a pianta rettangolare in forma di piccolo feretro istoriato, presenta sulla sommità la scultura di una bambina distesa su un cuscino e avvolta in un panneggio ricamato. Nella parte superiore del sarcofago sono presenti il maggior numero di decorazioni, tra cui torelli di presunta breccia rosa inseriti all’interno di cornici scolpite. Nelle due specchiature laterali più grandi, di forma trapezoidale, sono presenti bassorilievi di scene sacre: due figure angeliche e le Parche (autore: Giovanni Topi), mentre in quelle più piccole sono presenti uno stemma con iscrizione incisa e un toro, presumibilmente il segno zodiacale della bambina. Ai quattro angoli sono presenti decorazioni fitomorfe a tuttotondo con sotto piccole teste di rapaci, mentre lungo il bordo inferiore si alternano oculi contenenti fiori diversi tra loro. La parte inferiore del sepolcro è decorata a bassorilievo con i vari segni zodiacali intervallati da cornici rettangolari scolpite, nelle quali poteva essere presente una decorazione. La base quadrangolare è in arenaria, priva di decorazioni e ben conservata. I lati esterni che delimitano il perimetro della tomba sono composti da una cornice marmorea, con elementi decorativi zoomorfi e fitomorfi a bassorilievo negli angoli, che presentano variazioni solo nei pilastrini. Lungo i lati è presente un’epigrafe : “ Quella onde tu nell’adorato Maggio splendido fior sorgesti, allo squallente autunno ti raccoglie a tocco dall’ala dell’oscurità Diva”.
Stato di conservazione
Il sepolcro si presenta in un cattivo stato di conservazione con diverse mancanze e lacune soprattutto nelle parti più fragili e finemente lavorate, quelle più consistenti si riscontrano soprattutto nei pilastrini angolari della cornice esterna. Si notano fessurazioni localizzate, decoesioni, alveolizzazioni, pitting, degrado differenziale e consistenti croste nere dovute all’inquinamento atmosferico. Alghe verdi e rosse, licheni crostosi bianchi e bruni hanno aggravato sia la disgregazione che l’erosione del marmo. Tra il sarcofago e la base si notano tracce di acqua persistenti.
Il restauro
- Documentazione grafica e fotografica delle varie fasi di restauro.
- Spolveratura accurata con pennelli a setole morbide per la rimozione dei depositi di natura incoerente.
- Trattamento con biocida idoneo e successivo risciacquo dopo il necessario tempo di posa.
- Rimozione meccanica delle alghe e dei licheni.
- Preconsolidamento localizzato nelle parti più degradate.
- Saggi di pulitura nelle parti meno visibili con: impacchi localizzati con polpa di cellulosa e soluzione al 10% di carbonato d’ammonio con differenti tempi di posa.
- Consolidamento.
- Incollaggio dei frammenti distaccati.
- Stuccature
- Chiusura delle fessurazioni con polveri di marmo aggregate da microemulsione acrilica.
- Integrazione delle mancanze.
- Ripresa del colore.
- Trattamento protettivo delle superfici.
Fasi del restauro
Pulitura
Impacchi localizzati con polpa di cellulosa e soluzione al 10% di carbonato d’ammonio con differenti tempi di posa.